Il quadro di riferimento per le competenze digitali dell'Unione Europea è infatti noto come 'DigComp', e il suo aggiornamento a DigComp 2.2 rappresenta uno strumento che si pone l'obiettivo di garantire che tutti i cittadini possano utilizzare le tecnologie digitali, inclusi i sistemi di IA, con senso critico e maggiore comprensione di tutte le sfide associate a tali tecnologie emergenti.
Vogliamo approfondire l'area 2 del quadro europero, che tratta di 'Comunicazione e collaborazione', per fare un po' di chiarezza sul mondo dell'IA e delle tecnologie attraverso:
- la Competenza 2.1: imparare ad interagire tramite diverse tecnologie digitali e capire quali sono gli strumenti di comunicazione più appropriati in un determinato contesto;
- la Competenza 2.6: saper gestire le identità digitali, essere in grado di proteggere la propria reputazione e i dati che vengono prodotti, utilizzando diversi strumenti, ambienti e servizi digitali.
La tecnologia è infatti sempre più protagonista della nostra vita: pensiamo agli smartphone, alle auto con guida autonoma e agli agenti conversazionali. Questi ultimi infatti sono dei veri e propri assistenti in grado di fornire risposte e soluzioni alle nostre esigenze, e si prestano a molteplici utilizzi non solo in ambito privato ma anche aziendale.
In ogni caso alla base di tutto ciò troviamo proprio l'Intelligenza Artificiale, che come campo di ricerca e sviluppo studia la programmazione e progettazione di sistemi volti a dotare le macchine di specifiche capacità cognitive e di elaborazione delle informazioni tipiche di noi esseri umani.
Un sistema basato sull'IA persegue autonomamente una finalità prendendo decisioni e, tra i suoi diversi utilizzi, c'è lo sviluppo di agenti conversazionali. Con questi si può avere una chat testuale, una chat audio o una chat video con un avatar.
Le risposte fornite da questi ultimi sono preconfezionate e rispondono solo parzialmente alle domande poste, ma gli agenti più evoluti usano sistemi di IA, in particolare: il Machine Learning, ossia l'apprendimento automatico per migliorare l'elaborazione delle risposte; il Natural Learning Processing, o 'elaborazione del linguaggio naturale' per imparare a capire le frasi e il Deep Learning (apprendimento profondo).
In questi casi il riconoscimento può diventare tanto più difficile quanto più il sistema è evoluto ed ha appreso a personalizzare l'interazione.
Quindi come si può fare per capire se dall'altra parte c'è un essere umano o un cosiddetto 'chatbot'? Il consiglio è quello di essere il più creativi possibili negli argomenti di conversazione, ripetere la domanda per vedere se ci sono discrepanze nelle risposte, chiedere di eventi recenti su cui il bot può non essere informato, ma soprattutto bisogna fare attenzione alla velocità e alla vaghezza delle risposte. Infine, possiamo porre domande legate alla sfera delle emozioni e delle relazioni umane per le quali il bot non è addestrato (e per fortuna!).
Possiamo affermare certamente che tali processi e agenti ci sono molto utili nella nostra vita quotidiana, e per questa ragione gli sviluppi fatti negli anni per ciò che concerne la tecnologia e l'IA sono sicuramente positivi.
Alla luce di ciò, bisogna però fare anche molta attenzione alle tracce che lasciamo nell'utilizzare queste tecnologie (anche quando acquistiamo un prodotto, ad esempio) e a tutti i dati che generiamo attraverso i nostri device (come il cellulare). Infattti ulteriori sistemi di IA elaborano questi dati, che ognuno di noi genera anche solo spostandosi o restando fermo (dati di geolocalizzazione, per esempio).
Una parte dei dati va in rete creando i cosiddetti big data, che vengono usati dall'intelligenza artificiale per profilare gli utenti e capire quali sono le loro abitudini, preferenze e attività maggiormente svolte, così da proporre post, suggerimenti e proposte di acquisto che possano interessare la persona coinvolta.
I dati raccolti possono essere:
- personali: dati anagrafici per una identificazione diretta e dati quali codice fiscale o inidrizzo IP per una identificazione indiretta;
- comportamentali: dati generati dalle nostre azioni accedendo ai siti o relativi al nostro comportamento d'acquisto;
- contestuali: dati ottenuti con annunci affini al conteuto di una pagina visitata.
La profilazione dell'utente si definisce come la raccolta di informazioni su un individuo per analizzarne le caratteristiche e svolgere attività di marketing automation, individuando preferenze e gusti. Questo, solitamente, serve alle aziende per conoscere meglio i consumatori ma qual è il confine tra il lecito e l'illecito?
Lo sviluppo di una nuova tecnologia porta con sè infatti sia vantaggi che svantaggi. La conservazione delle nostre informazioni da parte del cellulare, per esempio, misura e supporta la nostra memoria ma può divenire un problema se queste informazioni diventano accessibili a tutti e sono salvate su un cloud. Inoltre i nostri dati potrebbero essere venduti a terzi per attività di marketing e in questo caso servirà il consenso dell'utente iniziale, a cui consigliamo di leggere sempre i documenti che riguardano le informazioni personali.
Nonostante questo, però, possiamo contare su una politica incisiva dell'UE e sul GDPR (il Regolamento generale sulla protezione dei dati) per un buon rispetto della nostra privacy e che concede la possibilità di scegliere al consumatore cosa permettere o meno.
Questo ci porta a dire che sta a ciascuno di noi valutare sempre di quali dati consentire l'uso e spesso siamo proprio noi utenti a non prestare attenzione mentre navighiamo online, per fretta molte volte. Possiamo quindi scegliere cosa ci è più utile!
Alcuni suggerimenti per personalizzare i permessi e gestire il tracciamento delle proprie attività su Internet:
- consentire la geolocalizzazione solo alle applicazioni scelte da noi attraverso le impostazioni del dispositivo, e scegliere se farlo in modo permanente o temporaneamente;
- impostare i dettagli della privacy per ogni attività svolta, come l'attività web, la tecnologia, gli spostamenti e gli annunci per i servizi integrati di google;
- utilizzare funzionalità software specifiche, ad esempio, come una navigazione privata e la cancellazione dei cookie;
- utilizzare strumenti e funzionalità di prodotti/servizi che migliorano la privacy, come il consenso personalizzato per i cookie e l'optout per gli annunci personalizzati.
Possiamo concludere dicendo che da un lato, l'IA può sicuramente migliorare l'esperienza dell'utente fornendo servizi personalizzati e predittivi, o accompagnandolo e aiutandolo nella sua vita quotidiana grazie agli agenti conversazionali di cui abbiamo fornito un'anteprima. D'altra parte, può comportare problemi di privacy e sicurezza, poiché le proprie informazioni personali possono divenire accessibili o essere utilizzate in modi indesiderati e soprattutto perchè al giorno d'oggi le tecnologie digitali sono perfettamente in grado di ascoltarci. Il nostro consiglio è di essere sempre prudenti e non dare niente per scontato.
Per saperne di più sulla cultura digitale consulta la pagina dedicata al Progetto Digitalmentis.